Quando la cultura non è libera: il caso di Christian Greco

christian greco

Conosco personalmente Christian Greco, l’attuale direttore del prestigioso Museo Egizio di Torino, per averlo incrociato negli anni universitari nel Collegio Ghislieri: lui lettere classiche, io lettere moderne.

Conosco la sua umiltà. Poi ci siamo persi di vista e, come accade per i ghisleriani, non mi ha stupito vederlo diventare direttore a Torino: in fondo il percorso di studi che ha intrapreso era già una garanzia allora.


Ho seguito il suo cammino in Italia da lontano, dai giornali e per qualche istante mi sono sentito fortunato e orgoglioso.
Non mi ha stupito il “miracolo” che ha fatto a Torino (+900 mila visite nel 2022, un fatturato attivo di 14 milioni di euro): il Museo è diventato sempre più il centro della vita culturale di una città, ne è il polo attrattore, ne è il fiore all’occhiello.
Del resto l’attività scientifica e culturale, attività di ricerca, è testimone della vivacità e della lungimiranza: mostre, percorsi didattici, allestimenti denotano un’attenzione continua ai materiali come oggetti vivi capaci di immergerci e spiegarci il percorso ed il cammino degli uomini e delle donne nel tempo, nella storia.
Ignoravo la sua visione della cultura e mi ha favorevolmente colpito l’apertura gratis del Museo come un bene di cui deve assolutamente beneficiare soprattutto chi è emarginato dalla società.

Mi stupisce molto meno l’attacco becero che sta subendo dalla sottocultura di destra, da un piccolo assessore regionale, che fatica a capire (e qui non ci stupisce), quanto sia necessaria la cultura, secondo quel precetto noto ai più che “la bellezza salverà il mondo” (così parla il principe Miškin ne L’idiota di Dostoevskij).
L’attuale presidente del consiglio in fondo gliel’aveva promesso già anni fa: perché aprire il museo a senza tetto e coltivare la conoscenza della lingua araba come strumento di mediazione per avvicinare alla cultura non è proprio conforme all’idea di nazione, razza, italianità che hanno in mente gli adepti di Fratelli d’Italia.
Ma lui aveva risposto con molta semplicità: “sono cattolico. Cosa significa? universale, aperto a tutti”.
Ecco, di quest’uomo vogliono oggi sbarazzarsi i barbari.
A quest’uomo va oggi la mia solidarietà: non ne faccio un martire, né un modello, né un simbolo. E’ quella normalità civica e civile che la politica di oggi vuole sbarazzarsi.
Questo è il pericolo.

Forza Christian!


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